Note di regia
Il Moon Festival prende forma sotto la regia di Patrizia Besantini e si sviluppa a partire da una visione chiara e attenta che guida ogni fase della sua ideazione e realizzazione.
L’intento è trasformare il paese di San Raffaele Alto in un luogo dove chi arriva possa immergersi in un’atmosfera dalle tonalità calde e avvolgenti. “Desideriamo condurre lo spettatore in una dimensione capace di oltrepassare l’ordinario quotidiano, per accoglierlo in una possibile realtà extra-ordinaria.”
L’intento è trasformare il paese di San Raffaele Alto in un luogo dove chi arriva possa immergersi in un’atmosfera dalle tonalità calde e avvolgenti. “Desideriamo condurre lo spettatore in una dimensione capace di oltrepassare l’ordinario quotidiano, per accoglierlo in una possibile realtà extra-ordinaria.”
Le atmosfere sono costruite con cura, attraverso strategie artistiche performative e installative pensate nei minimi dettagli, capaci di parlare un linguaggio emozionale e immersivo. Lo spettatore viene così preso per mano e condotto nella scoperta di un tempo e di uno spazio dove al centro c’è l’esperienza viva, intima e partecipativa.

La poetica che fa da filo conduttore è quella della semplicità e dello stupore: uno stupore capace di riportare l’essere umano a contatto con sé stesso e con la propria interiorità.
La Luna, da cui il Festival prende nome, diventa tema centrale, ma interpretato in modo non convenzionale: non solo corpo celeste, ma simbolo di un “altrove” immaginifico, che ci fa tornare un po’ bambini, curiosi, ancora capaci di meraviglia. Un luogo dove tutto può accadere, dove si fanno incontri inaspettati e in cui ci si muove con altri sensi e con un ritmo diverso: più lento, più morbido, più attento.
La Luna, da cui il Festival prende nome, diventa tema centrale, ma interpretato in modo non convenzionale: non solo corpo celeste, ma simbolo di un “altrove” immaginifico, che ci fa tornare un po’ bambini, curiosi, ancora capaci di meraviglia. Un luogo dove tutto può accadere, dove si fanno incontri inaspettati e in cui ci si muove con altri sensi e con un ritmo diverso: più lento, più morbido, più attento.
La luce delle candele accompagna il cammino, rende possibile una percezione più profonda del luogo, delle persone e delle cose. È dal buio che nasce il Festival, ed è proprio nel buio che prende forma la creazione, attraverso un dialogo sottile tra la luce, quella delle candele e quella del light design, e lo spazio.

La regia pone al centro la partecipazione attiva del pubblico, che smette di essere semplice spettatore per diventare parte viva dell’intero percorso. Le installazioni, dal linguaggio artigianale e simbolico, coinvolgono in piccole azioni rituali e metaforiche, assorbendo lentamente chi partecipa nel gioco di un coinvolgimento personale e collettivo.
La regia di Besantini attinge alla forza del rito collettivo, credendo profondamente nella sua capacità di generare trasformazione, personale e sociale. È l’arte a farsi veicolo di cura, di sentire, di sguardo, generando un’emozione umana, semplice e autentica.
Per questo, la poetica adottata è delicata, artigianale, e fa ritorno a un linguaggio capace di parlare in modo diretto a chi vorrà percorrere con noi l’anello magico del Moon Festival.
Per questo, la poetica adottata è delicata, artigianale, e fa ritorno a un linguaggio capace di parlare in modo diretto a chi vorrà percorrere con noi l’anello magico del Moon Festival.

La scelta degli artisti e delle performance nasce da un’attenzione profonda al contesto urbano e all’architettura del paese. Ogni intervento è pensato in dialogo con il luogo: cortili, piccoli anfratti, terrazzini, tetti. Tutto è contestualizzato in una ricerca di armonia che trasforma il borgo stesso in teatro e dimora dell’arte.
Gli artisti selezionati parlano un linguaggio prevalentemente non verbale, capace di superare le barriere linguistiche e di offrire una comprensione che va oltre la dimensione cognitiva, abbracciando quella più sensoriale, intuitiva e profonda.

Pur mantenendo una visione direttiva chiara e coerente, l’approccio registico di Patrizia Besantini si distingue per la sua natura profondamente inclusiva. La dimensione ideativa e operativa del Moon Festival si sviluppa infatti grazie al contributo di uno staff affiatato, in grado di agire con competenza nei propri ambiti specifici, ma aperto al dialogo continuo con la regia e con il processo creativo.
Il risultato è un’opera corale, dove ogni elemento, dalle installazioni alla scenografia, dalle luci alla narrazione, prende forma attraverso un costante dialogo anche con la progettazione manageriale di Alessia Di Pietro e con quella comunicativa curata da Sarah Podestani e Simone Dipietro ed è il frutto di un’intensa collaborazione.
Il festival si configura così come una creatura artistica collettiva, in cui le visioni e le sensibilità del gruppo di lavoro contribuiscono in modo attivo e ispirato alla costruzione dell’esperienza.
Il Moon Festival si presenta così come un anello magico da attraversare, dove arte, poesia e comunità si incontrano.
Un invito a rallentare, ad ascoltare e a lasciarsi sorprendere.
Un invito a rallentare, ad ascoltare e a lasciarsi sorprendere.
Patrizia Besantini